Una storia che nasce da lontano
Era il lontano1935 quando mio nonno, Alfredo Paluselli decise di costruire la sua famosissima Baita Segantini.
La storia di questo pioniere conosciuto in tutte le Dolomiti è quella di un uomo visionario che contribuì in modo decisivo alla nascita del turismo di montagna.
Nel 1968, mio padre Livio, proprio perché nato e cresciuto in un ambiente decisamente vocato al turismo, decise di costruire qualcosa che fosse solo suo.
E così nacque l’azienda Cimone 2000, a Passo Rolle.
All’inizio vi erano presenti un bar al piano terra ed una abitazione al piano superiore ma ben presto, con il contributo decisivo di mia madre Adriana al bar fu annesso un piccolo bazar.
In seguito quel piccolo angolo di souvenir si ampliò fino a diventare un grande negozio di articoli regalo conosciuto ed apprezzato in tutta la zona delle Valli di Fiemme e Primiero.
Nel 1990, anno del mio ingresso ufficiale in azienda, la mia famiglia decise di aprire un secondo punto vendita a Predazzo.
Anche questa nuova attività incontrò ben presto il favore dei turisti che frequentavano la zona e che potevano trovare in quel negozio un grande assortimento di prodotti tipici ma soprattutto tanta cortesia e disponibilità.
Il 2003 fu per la nostra famiglia un anno di grandi cambiamenti in seguito ai quali si decise l’apertura di un nuovo negozio nel centro della piazza di Canazei. Anche questo punto vendita diventò ben presto riferimento per un gran numero di turisti provenienti dalla Val di Fassa ma anche dalle vicine valli ladine limitrofe.
Le origini: la storia di nonno Alfredo
La vita di mio nonno fu decisamente avventurosa e singolare. Nato nel 1900 visse la sua infanzia tra Svizzera e Germania stabilendosi poi a Ziano di Fiemme.
All’età di 25 anni, quando la voglia di scoprire cose nuove si fece sempre più impellente, decise di lasciare il piccolo paese dove era cresciuto dirigendosi a Genova, desideroso di conoscere il mare. La sua grande voglia di avventura lo spinse a fare una follia e decise di imbarcarsi clandestino su un vecchio mercantile diretto in America.
Quando fu sufficientemente al largo uscì allo scoperto e dopo l’ inevitabile ramanzina da parte del comandante fu impiegato come mozzo. Una volta giunto negli gli Stati Uniti Alfredo continuò a lavorare su quella nave per tre mesi passando dalla Florida alla Lousiana. Decise di sbarcare a New Orleans dove trascorse circa due anni della sua vita svolgendo ogni genere di lavoro. Nel poco tempo libero amava dipingere e scolpire riuscendo a dare sfogo all’innata creatività.
Verso la fine del 1927, quando ormai la nostalgia di casa si faceva sempre più impellente decise di tornare nel suo amato Trentino.
Da sempre grande appassionato di montagna, si dedicò allo sport e all’arrampicata e verso la fine degli anni ‘20 si fece notare nell’ambiente alpinistico per l’ardita prima ascensione in solitaria di una delle torri del Vajolet.
Conseguito il patentino di guida alpina e forte della conoscenza di ben quattro lingue accompagnò appassionati di ogni provenienza su tutte le cime della Val di Fassa.
Con il lavoro di guida alpina Alfredo riuscì ad accumulare una discreta somma che gli dava l’opportunità di iniziare a concretizzare un sogno: aprire una sua attività.
Iniziò prendendo in affitto l’albergo di Paneveggio, nella famosa “Foresta dei Violini”, inventandosi anche un innovativo servizio turistico che portava i suoi clienti a Passo Rolle in vettura dando loro l’occasione di scendere con gli sci attraverso una pista nel bosco da lui stesso creata.
Insaziabile com’era, ben presto si mise al lavoro per costruire quella che sarebbe diventata Capanna Cervino a 2084 metri, a un chilometro e mezzo da Passo Rolle. Il nome fu scelto in onore del Cimon della Pala soprannominato il Cervino delle Dolomiti.
Alfredo ora poteva finalmente realizzare un altro sogno: inaugurare la prima scuola di sci delle Dolomiti.
Nonostante il successo di queste imprese si fece largo in lui l’idea di una baita situata ancora più in alto, lì dove nascevano le Pale di San Martino, a 2200 m di altitudine.
Armato di badile e piccone lavorò per un’estate intera per proseguire la strada dalla capanna Cervino fino al luogo prescelto. Preparando il terreno ricavò anche uno splendido laghetto alpino; nella sua immaginazione la nuova baita già si rifletteva nelle limpide acque.
Rifiutandosi di usare legno appena tagliato acquistò un fienile secolare situato nei pressi di Bellamonte. Con l’aiuto di validi amici artigiani ne smontò le travi e le trascinò ad una a una con carro e cavalli su per la strada appena creata.
Lavorando duramente ricavò i sassi per la base, mise in opera i secolari travi in larice e curò ogni dettaglio con passione infinita.
Nel 1936 finalmente Baita Segantini* fu realtà.
Per i più curiosi, la biografia di questo personaggio un pò fuori dalle righe e con una vita molto avventurosa è stata raccontata abilmente nel libro: